Du weißt ich liebe dich so viel -sai che ti amo così tanto.
Tanto romanticamente quanto ordinariamente Antoine Villoutreix esprime il suo trasporto per una città che da diversi anni domina la scena europea, in maniera apparentemente indisturbata, come oggetto del desiderio di giovani e non. C’è chi la definisce come la ragazza brutta -epiteto politicamente scorretto?- che ti fa innamorare, ed è forse questo il motivo della delusione di molti visitatori occasionali. Non dovrebbe stupire: dell’involucro brutto difficilmente ci si accontenta se non si dispone del tempo necessario per scoperchiarne il contenuto con lentezza e pazienza.
Le contraddizioni che permeano ogni aspetto della nostra esistenza trovano massima espressione in una città come Berlino, che al forestiero mostra dapprima la sua facciata così poco accogliente, e di un colore grigio talmente freddo che quasi gli punge la pelle, senza tregua. Il dolore piano piano si trasforma in solletico, ed ecco che allora Berlino lo acchiappa e lo spettina, risucchiandolo nel suo vortice di colorati profumi e nel suo intreccio inestricabile di idiomi, di lingue, di vite.
Berlino non è bella, ma balla meravigliosamente. È anarchica precisione e dissoluto rigore, rilassata e brulicante metropoli, esempio di modernità che cattura con la sua storia.
Berlino è Turchia, Italia, Brasile, Marocco, Vietnam, Nigeria, Argentina.
Berlino è Berlino d’inverno, e Berlino d’estate.
(A volte, Berlino è anche un po’ Germania)
Berlino è Libertà,
e non mi riferisco soltanto alla libertà di poter indossare dei leggings fosforescenti a mo’ di sciarpa, di poter uscire a fare spesa in pigiama, di poter amarsi e amare senza distinzioni.
Berlino è Libertà nella sua forma più pura, quella la cui Statua si erge su un solido piedistallo fatto di Rispetto per l’Altro.
Questo connubio di libertà e rispetto, tanto raro quanto impagabile, è ciò che fa innamorare anche me, perdutamente, di questa città. Il mercato turco del martedì e venerdì sul canale a Maybachufer, il suono dell’S-Bahn che ha ispirato famosi dj, e che fa da colonna sonora a spettacoli spesso esilaranti (in S-Bahn cellulare in borsa e sguardo alto!), le piste ciclabili, il costo della vita di gran lunga più abbordabile rispetto a molte metropoli europee, i parchi, le giornate infinite in estate -e potrei continuare all’infinito-… altro non fanno che coronare questo mio sentimento.
È superfluo e banale constatare che, come in qualsiasi relazione amorosa che si rispetti, l’accecamento iniziale lascia ben presto spazio alla spesso meno dolce realtà dei fatti. Ora, però, lontana da Berlino, ora che non mi sento più sopraffatta dall’eccesso dei suoi stimoli e dall’eccesso dei suoi eccessi, sento che ich liebe sie so viel auch, e che di lei mi manca tutto, anche quello che odiavo -che non ho citato perché trattasi di un post d’amore.
Con lo sguardo sognante, allora, provo ad immaginare l’inverno berlinese e, accompagnata dalla musicalità della lingua tedesca, affogo la mia nostalgia in qualche foto.
Veramente meraviglioso. E poi, esprime anche il mio sentire.
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Grazie Giuseppe!
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